LA LEGGENDA DELLA NASCITA DI ROMA
Enea, una volta fuggito dalle ceneri di Troia, approdo' nel Lazio, dove si stabilì ed ebbe abbondante discendenza.
Ora, alcune generazioni dopo, in una delle città fondate dalla sua stirpe (Alba Longa), accadde che il buon re Numitore fosse usurpato dal fratello malvagio, Amulio. Questi imprigionò il fratello e ne uccise la discendenza maschile, costringendo l'unica figlia superstite a farsi vestale, titolo che imponeva il voto di castità.
Rea Silvia, questo il nome della ragazza, era una bella e innocente fanciulla, che commise però il fatale errore di addormentarsi distesa sulla riva del fiume: la bella non passò inosservata agli dei, visto che di lì a poco passò Marte e molto ellenicamente la fece sua. Da questa unione nacquero due gemelli, Romolo e Remo.
Amulio, venuto a sapere del fatto, fece uccidere Rea Silvia a bastonate e ordinò ad un suo servitore di ucciderne i figli, ma il servitore si impietosì e li abbandonò in un cesto di vimini in una secca, in balia del loro destino fluviale.
La cesta si arenò, i due gemelli piangevano e il loro pianto giunse alle orecchie di una Lupa che provvide a portare la cesta nella sua tana e a svezzarne il contenuto.
Sennonché Faustolo, un pastore di passaggio, impietosito, decise di portarsi a casa gli infanti. Qui trovarono finalmente una mamma umana, Acca Larenzia, che sembra fosse la vera e unica Lupa di tutta la storia (ovvero una prostituta), con buona pace della corrente storico-animalista.